
Ely raccontaci di te e della tua musica.


Quando e perchè hai deciso di dedicare la tua vita alla musica?


Quali sono stati i tuoi primi passi in questo campo?


Come definiresti il genere che suoni e come ci sei arrivata?


Ci sono stati artisi dai quali sei stata influenzata per la tua musica?

Sinceramente? No. O almeno … I nomi sarebbero molteplici, ma al di là dei nomi standard che tutti si possono aspettare, credo di essere stata influenzata più che altro dalle persone con cui ho avuto fortuna di lavorare e dai loro insegnamenti, indipendentemente dal fatto che suonassero o meno il mio strumento..

Come ti prepari per i tuoi concerti?

Inizio col capire che set up mi serve per realizzare quello che ho in testa e cosa poter “minimizzare” per avere una resa live efficace e non banale.

C’è stato un concerto in particolare che ha segnato il tuo percorso professionale?

La prima di “Becoming Animal” al Teatro Consorziale di Budrio (BO). Lì ho capito chi volevo essere e dove volevo arrivare.

Quale pensi sia il futuro della musica a livello nazionale?

E’ difficile dirlo visto le ultime evoluzioni a livello globale. Già partivamo da una situazione non propriamente rosea per le Arti in generale. Con la pandemia odierna purtroppo faccio molta fatica ad essere ottimista e a vedere possibili conclusioni idealistiche. Spero solo che ci sia una presa di coscienza nazionale sul cosa è fare musica e cosa è vivere di musica. Sarebbe già un enorme progresso.

Lasceresti mai il tuo paese per avviare un progetto all’estero?

Per un periodo limitato sì, anche se credo molto nel potere di internet e nelle sue potenzialità. Puoi comunicare con qualsiasi parte del mondo, la trovo un’enorme risorsa senza necessariamente dover cambiare paese.

Il duetto dei tuoi sogni: con chi e perchè?

Con Matthew Bellamy. Qui cado sul banale e sul chitarrismo classico, ma apprezzo tutto quello che scrive e il come lo scrive.





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